Regione Lombardia, commissione d’inchiesta: servono risposte, non giochetti di palazzo

La maggioranza di centrodestra che guida la Lombardia  ha compiuto uno strappo istituzionale vergognoso in consiglio regionale, votando come presidente della commissione d’inchiesta una persona di suo gradimento, senza tenere conto del parere dei gruppi consiliari di opposizione, a cui spetta di diritto l’indicazione di questa figura di garanzia. Infatti questa commissione dovrà far luce su eventuali responsabilità nella gestione dell’emergenza Coronavirus nella Regione più colpita d’Italia ed è indispensabile che non ci sia neanche solo il minimo sospetto sul ruolo e sull’atteggiamento che il presidente dovrà avere nella conduzione dei lavori.

“Avevamo chiesto di istituire una commissione d’inchiesta – commenta Matteo Piloni, consigliere regionale del Partito Democratico – per capire cosa non ha funzionato nella gestione dell’emergenza sanitaria in Lombardia. Una commissione prevista da regolamento con l’obiettivo di fare chiarezza e dare risposte. Per i cittadini. Sempre per regolamento la presidenza della commissione è indicata dalle opposizioni. La maggioranza che governa la Regione si è scelta invece il suo presidente, e non quello indicato dalle opposizioni. Forse quello che faceva più comodo per evitare di far funzionare la commissione? E, quindi, non dare risposte ai cittadini? O, meglio, dare le risposte che fanno loro comodo? Altrimenti non ci sarebbe stato motivo di non votare il candidato proposto dalle opposizioni, come da prassi istituzionale”.

“A parole tutti si sono detti d’accordo per la commissione – prosegue il consigliere PD – ma allora perchè questo atteggiamento da parte di chi governa la Regione? Chi ha paura? E perchè? Il risultato è una brutta pagina di questa Regione, figlia di giochi di palazzo che non mi hanno mai appassionato. Ma soprattutto uno schiaffo a tutti coloro che in questi tre mesi hanno sofferto. Ed è a loro che vanno date risposte e per i quali noi chiediamo di dare risposte. Perchè una cosa normale – conclude Piloni – come quella di dare risposte alle tante domande figlie di questi tre mesi, deve diventare oggetto di giochetti di palazzo? Perché?”

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