Verso il referendum: intervista con il ministro Maria Elena Boschi

In vista del referendum costituzionale del 4 dicembre il ministro per le riforme Maria Elena Boschi ha concesso un’intervista in esclusiva al giornale Cronache Cittadine e Cremasche, che è andata in stampa nel numero di ottobre 2016 del periodico cremasco. Ecco i contenuti dell’intervista:

Ministro Boschi, il prossimo 4 dicembre si terrà il referendum confermativo sulla riforma costituzionale. Qual è l’importanza di questo appuntamento per il nostro Paese?

È un appuntamento determinante. Il 4 dicembre con il referendum si decide se vogliamo cambiare il Paese o lasciare tutto così com’è. Il Parlamento ha lavorato due anni e adesso, come è giusto che sia e come abbiamo detto fin dall’inizio, saranno i cittadini a decidere se questa riforma può diventare realtà e se, dopo 30 anni di tentativi falliti, avremo finalmente istituzioni che funzionano meglio e quindi maggiormente capaci di affrontare le scelte e le sfide che ancora ci aspettano.

Giustamente la campagna referendaria andrebbe condotta parlando del merito delle questioni. Veniamo al dunque, quali sono i punti di forza del nuovo assetto costituzionale che si delineerà con il Sì alla riforma?

Questa riforma, contrariamente a quanto dicono alcuni esponenti del fronte del no, non tocca la prima parte della Costituzione, quella in cui sono sanciti i principi fondamentali e i valori nei quali tutti ci riconosciamo. La riforma riguarda la seconda parte, l’organizzazione dello Stato. Con la vittoria del Sì si supererà il bicameralismo paritario, eliminando il ‘ping pong’ tra Camera e Senato che rallenta l’approvazione delle leggi per mesi, talvolta per anni; si chiarirà la divisione di poteri tra Stato e Regioni, semplificando il rapporto tra i diversi livelli di governo; si ridurrà il numero dei parlamentari e i senatori passeranno da 315 a 100, riducendo così anche i costi della politica; aumenteranno gli spazi di partecipazione diretta dei cittadini con l’introduzione dei referendum propositivi e di indirizzo; si abolirà il Cnel e si supereranno definitivamente le Province. In estrema sintesi, con la vittoria del Sì avremo un Paese più efficiente e più stabile.

Fine del bicameralismo paritario e riforma del Senato: come cambierà il modo di legiferare in Italia? Con quali vantaggi per i cittadini e le istituzioni?

La riforma semplifica il procedimento legislativo. Salvo pochissime eccezioni, infatti, spetterà alla Camera la decisone finale sulle leggi. Ma vorrei che fosse chiara una cosa: non abbiamo bisogno di fare più leggi, noi abbiamo bisogno di fare le leggi che servono nei tempi in cui serve dare risposte ai bisogni dei cittadini e delle imprese.

Inoltre non si aumentano i poteri del governo e non verrà toccata l’indipendenza degli organi di garanzia, come la Corte Costituzionale e la Presidenza della Repubblica…

La riforma non cambia di una virgola la parte della Costituzione sui poteri del presidente del Consiglio. Anche su questo tema, purtroppo, si sentono troppe falsità dal fronte del no; addirittura c’è chi arriva a parlare di deriva autoritaria. Tutti i cosiddetti ‘pesi e i contrappesi’ previsti dalla Carta costituzionale non vengono messi in discussione: la riforma non cambia in nessun modo il titolo che riguarda la Magistratura, la Corte Costituzionale mantiene le sue prerogative e viene innalzato il quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica, proprio perché sia rappresentativo di tutti.

La riforma porterà anche ad un incremento degli strumenti di democrazia diretta e partecipata a disposizione degli elettori?

Sì, e si tratta di uno dei punti più importanti della riforma. Basta leggere il testo del provvedimento e vedere come in realtà aumentano gli strumenti di partecipazione dei cittadini alla vita politica e delle istituzioni. Viene infatti rafforzato l’istituto referendario, introducendo tra l’altro per la prima volta anche i referendum propositivi e di indirizzo. Poi è previsto che, al contrariop di quanto avvenuto finora, le proposte di legge di iniziativa popolare vengano necessariamente prese in esame dal Parlamento.

In conclusione: Ci spieghi, in poche parole, perché un cittadino qualunque dovrebbe votare Sì a questo referendum…

Il referendum del 4 dicembre sarà una straordinaria occasione di partecipazione. Qui non è in gioco il futuro del Governo o del Partito democratico ma il futuro dell’Italia. Mi piace pensare che con il referendum i cittadini che andranno a votare potranno sentirsi ‘madri e padri costituenti’. Un’occasione bella, e forse unica, di  scrivere tutti insieme una pagina storica per il nostro Paese.

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